DA PIANCAVALLO AL BIVACCO DEL PIAN VADA'

di Roberto Mazzetta

Non è la prima volta che descrivo un itinerario che ha la strada Cadorna come protagonista e anche questa volta le nostre ruote artigliate arrancheranno su questi antichi manufatti. Nata per scopi difensivi durante la prima Guerra Mondiale (Si temeva l’apertura di un nuovo fronte dalla Svizzera), le strade della Linea Cadorna, sono ora un paradiso per i pedalatori. Veniamo all'itinerario proposto. Lasciamo l'auto presso il Centro Auxologico di Pian Cavallo (m.1247) che offre un vasto parcheggio. Il Centro lo si raggiunge da Intra seguendo le indicazioni per Premeno. Subito due alternative: una è quella di seguire la strada asfaltata sino alla località Colle, l'altra è più lunga ma anche più appagante (vedi anche itinerario: La strada Cadorna in mtb) che, su sterrato, aggira la clinica e giunge sino alle fortificazioni in galleria del Monte Morissolo perfettamente visitabili anche in sella. Da qui si continua l'itinerario segnato e si conquista Colle (m.1238). Ora inizia il giro vero e proprio. Dallo slargo con monumento alla Resistenza si tralascia la strada asfaltata a destra che scende a Trarego e si procede in direzione nord ovest su strada che ben presto diventerà sterrata. Fondo a volte un po' sconnesso ma sempre pedalabile. Si sale con ottimi scorci sulla valle Intrasca e le scoscese pendici del Monte Zeda. Salite, tratti in falso piano, acre odore di capre, gallerie che si aprono nel fianco della montagna e ruderi di edifici militari sempre relativi alla Linea Cadorna. Si giunge in località Oro del Faj (m.1346) e Pian d'Arla:la strada piega a destra e inizia a scendere piacevolmente in un bosco di faggi, peccato che dovremo sciropparcela poi al ritorno in salita. Al fondo (Pian Puzzo) una sbarra preclude il passaggio ai mezzi motorizzati, ma non ai pedalatori. Il fondo è stato sistemato nel 2011 proprio per creare un itinerario per MTB. Si vede che la presenza dei tanti turisti tedeschi sempre in movimento, a volte sortisce buone realizzazioni. Sulla destra si stacca un'altra sterrata che, passando per l'Alpe Archia, raggiunge la stessa destinazione. La strada è stretta e i pendii sono vertiginosi, ma il panorama e l'ambiente sono fantastici. Su e giù, dentro e fuori, si bordeggia il Monte Bavarione e, senza fretta, eccoci al Passo Folungo raggiunto anche dall'altra strada passante dall'Archia. Una fonte di acqua fresca ci darà la carica per la rampa che ci aspetta. Il discorso si fa più pendente. Si sale a tornanti per superare i circa 400 metri di dislivello che ci separano dalla nostra meta: il Bivacco del Pian Vadà a m.1710. Si tratta di una struttura recente sorta là dove esisteva il vecchio rifugio distrutto dai nazi-fascisti durante la Seconda Guerra Mondiale. L'architettura è moderna e originale, purtroppo, benchè definito bivacco, è chiuso e le chiavi sono di difficile reperimento presso la sede del Parco Nazionale Valgrande, non esiste un locale invernale (forse previsto) e manca anche di tettoia spiovente che possa fornire da riparo in caso di acquazzone. Si può solo sperare in una bella e calda giornata di sole. A parte ciò, il posto è bello e merita sicuramente la fatica. La strada, in condizioni peggiori, prosegue ancora un po' sino a trasformarsi in vero e proprio sentiero di montagna e i più volenterosi, in bici o, molto meglio, a piedi, possono continuare sino a conquistare il Monte Zeda (m.2156): punto panoramico di prim'ordine sulla cerchia alpina, sulla pianura e sulla sottostante Valgrande. Il ritorno lo si effettua per la stessa strada dell'andata. I chilometri percorsi in totale sono 28, non tanti ma tutti su sterrato di montagna. La pedalata richiede un po’ di allenamento nella parte da Folungo al Bivacco, per il resto non ci sono problemi, è consigliabile l’uso di una MTB.