LA FRONTIERA DELL'OVEST
di Roberto Mazzetta
Una pedalata alla frontiera est del novarese:
detto così sembra una cosa impegnativa, una impresa estrema ai limiti delle
capacità e a qualcuno verrà già l'acquolina. Peccato, niente di adrenalinico.
Basta dare un'occhiata a una carta geografica e ci si può rendere conto
facilmente che non esiste alcunché di estremo nei nostri territori occidentali.
C'è un fiume che nasce da una montagna che caratterizza tutto il paesaggio
della nostra pianura e attorno una placida e fertile campagna: la montagna è il
Monte Rosa e il fiume è il Sesia, anzi la Sesia, al femminile, forse per
sottolineare quel suo carattere imprevedibile e mutevole, più da torrente che
da fiume.
Il giro proposto parte da Carpignano. Giunti in paese vale la pena dare
un'occhiata al Recetto medioevale che ci porterà via solo pochi minuti.
L'auto la lasceremo poco prima del ponte sulla Sesia, sulla destra in
prossimità di un grande parcheggio antistante un centro vendita.
Il percorso è interamente su sterrato, non ci sono grandi dislivelli e il fondo
è abbastanza buono. Pertanto, non è indispensabile una MTB e va bene anche una
buona bicicletta da turismo (city bike). Essendo uno sterrato è ovviamente
sconsigliabile l'uso della bicicletta da corsa. E' difficile perdere
l'orientamento, basta puntare a nord tenendo alla propria sinistra la Sesia,
percorreremo la strada di ripa e la presenza di cartelli chilometrici del
Magistrato del Po confermeranno la giustezza del percorso. La nostra meta sarà
Romagnano Sesia, una nobile cittadina alle porte della Valsesia dove le dolci
ondulazioni delle colline novaresi iniziano a incresparsi in quei monti che più
a nord daranno origine alle possenti montagne valsesiane che terminano con Sua
Maestà il Monte Rosa.
Iniziamo la nostra fatica.
Dal piazzale infiliamo subito una sterrata immersa in un boschetto , poco dopo,
piegando a sinistra, ci troviamo sulla riva della Sesia. Pedalando in
scioltezza, giungiamo ad un curioso ponticello coperto alla nostra destra, lo
imboccheremo per continuare la carrareccia verso sinistra, aggiriamo una
idrovora presso la grossa cascina Ferrera per riguadagnare successivamente la
nostra stradina rialzata. Ora ci attende un bel rettilineo tra il fiume e
piacevoli boschi intercalati a campi coltivati. Noi pedaliamo nella quiete e nel
silenzio mentre, poche centinaia di metri alla nostra destra, scorre la
trafficatissima regionale della Val Sesia sfregiata da una serie ininterrotta di
anonimi e squallidi capannoni: non pensiamoci e godiamoci il paesaggio.
Poco prima di Romagnano si passerà sotto il ponte della ferrovia e si
oltrepasserà la storica Roggia Mora che prende il nome da Lodovico il Moro, il
Signore di Milano che la fece scavare per portare le acque della Sesia nei campi
del Novarese: le risaie, così bisognose di acqua, cominciavano a diffondersi.
In paese, l'instancabile pedalatore dai possenti polpacci, si trasformerà in
visitatore dall'animo sensibile, pronto a gustarsi i piacevoli scorci di
Romagnano. Se fortunato, troverà aperta alle visite la Cantina dei Santi, un
edificio seminterrato completamente affrescato con pregevoli opere risalenti al
1400. Da non perdersi l'ottimo gelato preparato da rinomate gelaterie artigiane.
Occhio a non abbuffarsi, il giro non è affatto terminato, c'è da pensare al
ritorno che lo affronteremo dalla sponda vercellese per non ripetere la stessa
strada dell'andata.
Rimontati sulla bicicletta e percorrendo il lungo fiume arriveremo al ponte che
ci permetterà di sconfinare. Ora la direzione sarà verso sud con la Sesia
sempre a sinistra. Dal ponte, con breve pedalata, ecco raggiunta Gattinara,
famosa per i suoi pregiati vini e per l'enoteca regionale. Rendere omaggio a
Bacco non sarebbe certo un brutta idea, ma ricordiamoci che non abbiamo finito
di faticare. Anche da questo lato troveremo una bella sterrata; il versante
vercellese è più boscoso e la sensazione di isolamento dalla pazza folla è
piacevolmente maggiore. Non ci sono problemi di orientamento, la nostra sarà
sempre la strada principale e comunque sempre prossima al fiume. Curve e
controcurve ci renderanno il percorso vario e piacevole. Lasceremo a destra un
laghetto per la pesca sportiva e quando tra gli alberi vedremo svettare un agile
campanile, allora sapremo di essere all'altezza di Lenta, una manciata di
chilometri e Ghislarengo sarà nostra; per chiudere l'anello non ci resta che
imboccare il nuovo ponte stradale e tornare così al parcheggio e recuperare la
macchina.
Lungo tutto il percorso si incontrano vari tratturi e sterrate che si possono
tranquillamente imboccare per puro gusto esplorativo, perdersi sarà difficile
in quanto o finiranno miseramente in qualche campo o intersecheranno qualche
strada asfaltata facilmente identificabile. Soprattutto dal versante vercellese
si dipartono vari percorsi che in modo diretto o tortuoso confluiranno tutti
sulla strada regionale 594 Gattinara-Ghislarengo un rettilineo nastro d'asfalto
relativamente poco trafficato.
A fine giro le nostre gambe avranno macinato oltre quaranta chilometri e i
nostri occhi avranno visto bei paesaggi e graziosi paesi, forse poco conosciuti
in quanto sempre attraversati velocemente in macchina.